Questo post non è una difesa partigiana dei cereali come fonte alimentare del cane, ma vuole solo chiarire cosa è reale e cosa è ideologico. Ricordiamo che la realtà sconfessa molte teorie, ma le teorie non possono sconfessare la realtà.
Quattro i punti chiave:
- I disturbi che hanno i cani che si alimentano con crocchette che contengono mais, nel 95% dei casi NON sono dovuti al mais, ma alle carni derivanti da allevamento intensivo per la presenza di residui altamente tossici dell’ossitetraciclina.
La riprova è SEMPLICISSIMA: Lasciando il mais e sostituendo, invece, le farine di carne tradizionali, i disturbi scompaiono RAPIDAMENTE nel 95% dei casi. - Se i cereali fossero indigesti, le feci ne risentirebbero all’istante, divenendo voluminose o malformate.
- I cani che utilizzano crocchette al mais stanno bene un mese, un anno, tutta la vita. Solo alcuni soggetti presentano reazioni, reazioni che si possono manifestare subito, dopo mesi o anni. In questo caso, ovviamente, il mais va eliminato. Ma perché eliminarlo su tutti se, nella stragrande maggioranza dei soggetti, non crea intolleranze? Solo per una questione ideologica?
- Grazie alle recenti tecniche di sequenziamento, Lindblad-Toh e colleghi, dell’Università di Uppsala in Svezia, hanno potuto analizzare l’intero genoma di 12 lupi e 60 cani di razze diverse. Hanno così identificato 36 regioni del genoma che differenziano i primi dai secondi (e che sono invece uguali in tutte le razze considerate). Di queste, 19 contengono geni coinvolti nello sviluppo del cervello e che potrebbero rendere conto dell’indole meno aggressiva. La vera sorpresa sta nei geni deputati alla produzione di amilasi. I cani hanno da 4 a 30 copie di geni per l’amilasi, i lupi soltanto due. Ne risulta che i primi sono circa 5 volte più facilitati nell’assimilazione di questo alimento dei secondi.
Non c’è da stupirsi, quindi, se oggi digeriscono perfettamente pane, riso e pastasciutta.